I luoghi

Chiesa di San Giovanni Evangelista

BAROCCO ILLUMINATO

Il tardo barocco del Val di Noto è uno stile dai contorni sfumati che recupera l’esperienza del barocco romano e lo integra con il neoclassico. Un laboratorio secolare, dove gli stili si mescolano e si evolvono assorbendo via via le mode delle diverse epoche. Rimane tuttavia ferma la capacità delle maestranze locali di sapere plasmare la pietra, di modellarla in ogni suo modo al di là del tempo e degli stili.

La Chiesa di San Giovanni Evangelista ben rappresenta questo tortuoso e stupefacente percorso dell’arte della Sicilia Sud-orientale.

Sita nel quartiere di Modica Alta, la chiesa svetta come il punto più alto della città. Dal suo campanile è possibile godere la vista non solo del quartiere ma dell’intera vallata sottostante. Edificata intorno al XVI sec., rimaneggiata dopo il terremoto del 1693, arriva integra all’unità d’Italia. Verso la fine del XIX secolo si decise per la sua totale ricostruzione. Il prospetto esterno attuale è un fine esempio di arte tardobarocca con elementi neoclassici che danno slancio alla scalina prospicente che unisce i dislivelli naturali del quartiere in una “trinità dei monti” tutta modicana.

Custodisce il simulacro dell’Addolorata una delle più importanti feste “mariane” della città di Modica.

COSA VISITARE?

1. ITINERARIO INTERNO

TESTAMENTO DI PIETRA

Quando alla fine del diciottesimo secolo si decise per la sua totale ricostruzione mai ci si sarebbe potuti immaginare che la nuova chiesa sarebbe diventata l’emblema di un’arte antica che di li a poco sarebbe scomparsa. Ogni capitello, decoro, ogni colonna, ogni opera rappresentano l’ultimo capitolo del tardo barocco che ha caratterizzato il Val di Noto. Gli artigiani “autodidatti” da generazioni che vi lavorarono, hanno lasciato in questa chiesa tutta la loro conoscenza e la loro magnificenza di “artisti del barocco”

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2. CAMPANILE

Collocato sulla sommità della facciata, il campanile è il punto più alto di tutta la città di Modica. Da esso è possibile ammirare l’orizzonte dove molte volte una linea blu ricorda il mare che bagna i monti iblei.

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