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La navata sinistra

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Lungo la navata sinistra nella prima campata c’è un dipinto del 1957 di Valente Assenza che raffigura il Battesimo di Gesù. Sotto il quadro si trova il fonte battesimale con un’antica vasca e il piedistallo in marmo di Trapani.

Si entra poi nella cappella Mazara realizzata nella seconda metà del Seicento grazie a ingenti contributi di famiglie di primo piano nella storia della Contea di Modica, i cui fregi sono raffigurati nel bordo superiore della cappella (famiglia Mazzara e parenti). In questa cappella si trova la lapide con l’iscrizione:

”qui giace il frale della Baronessa Petra Mazzara gentil donna di virtù esimie a questo tempio consacrò sé stessa e il suo patrimonio. Nata 29 giugno 1596. Morì il 4 giugno 1676. La sua fide Commissaria questa memoria pose”.

In realtà approfondite ricerche hanno fatto comprendere l’importanza dell’intera famiglia Mazara, tenuto conto che la Baronessa Petra gestiva soldi e proprietà derivanti da precedenti successioni del fratello Giuseppe, sacerdote di San Pietro, il quale già finanziò parte dei lavori e dei rifacimenti della chiesa a causa di ripetuti terremoti verificatisi in quel periodo. Peraltro, il sacerdote Giuseppe Mazara a sua volta gestiva anche soldi e proprietà dell’altra sorella, Francesca, moglie di Francesco Echebelz (che aveva ricoperto incarichi prestigiosi nella Contea), entrambi deceduti fra il 1634 e il 1635.

La Cappella Mazara è oggi divenuta area espositiva del patrimonio della Chiesa di San Pietro.

All’interno troviamo opere quali: la Madonna del Soccorso(1507), la scultura più importante del Val di Noto realizzata da artisti appartenenti alla Scuola Lombarda, l’altare delle Sante reliquie realizzato per la custodia di insigni e preziose reliquie, fra cui i corpi di quattro santi martiri prelevati dalle catacombe di San Callisto in Roma, l’altare con la tela della consegna delle chiavi di Cristo a San Pietro (secolo diciottesimo) di autore ignoto ma probabilmente attribuibile alla bottega della famiglia Ragazzi, l’altare col transito di San Giuseppe assistito da Gesù e da Maria (secolo diciottesimo).

In corrispondenza dell’ingresso laterale sinistro è collocato il Cristo “alla Colonna”. Abbigliato con una curiosa gonnella che richiama il “Cristo di Burgos”, una tela posta nella chiesa di San Giovanni a Scicli.

L’Aula Capitolare

Da lì si accede all’aula della Congregazione dell’Immacolata Concezione, che i fedeli tradizionalmente denominano “aula capitolare”, luogo dove i canonici si riunivano “in capitolo” per la preghiera e la lettura comune di brani biblici o di capitoli della loro regola. I canonici, pur vivendo con stile monacale, non rispondevano ad alcun ordine monastico, bensì erano alle dirette dipendenze del Vescovo. Nella volta dell’Aula Capitolare è rappresentata in affresco l’Immacolata e si registra anche la presenza di un’absidiola con uno scudo col simbolo di Pietro sorretto da putti riferibili alla metà del Settecento. Di più difficile datazione l’antica fonte ormai prosciugata, ancora visibile sul muro corrispondente all’esterno, con l’effige di due croci di Malta a otto punte, da correlare probabilmente alla capillare presenza dei cavalieri gerosolimitani fondatori anche a Modica di un importante complesso ospedaliero con annessa chiesa dedicata a San Giovanni Battista (oggi auditorium comunale) e che vantava tra i propri fautori componenti della già citata famiglia Echebelz. Da Pasqua 2024 l’aula capitolare è divenuta area espositiva di una grande tela ritrovata il 23 gennaio 2023 nella Sacrestia di San Pietro, nonché di tele provenienti dalla Chiesa del Soccorso chiusa al culto dal 1976

Tornando sulla navata sinistra troviamo l’altare con l’urna reliquiaria in argento completata nel 1643 con la preziosa raffigurazione dei dodici apostoli nelle dodici formelle in argento, purtroppo rubate durante gli anni Ottanta del secolo scorso insieme ad altri preziosi oggetti che corredavano la cappella del Santissimo.

Proseguendo troviamo l’altare di Santa Lucia, in cui una pregiata statua lignea, presenta la santa, vergine e martire siracusana, nell’ iconografia tradizionale, mentre tiene in mano la palma del martirio e il vassoio con gli occhi. Infine, l’ultima cappella con la statua lignea di San Giuseppe che tiene in braccio il Bambino, recentemente restaurato, su un altare di marmi policromi dove sono pure rintracciabili gli emblemi della famiglia Mazara. Risultano ancora di pregio il decoro che arricchisce la cappella ed i due putti di cui uno tiene in mano un libro aperto su una pagina ormai non più leggibile per i danni e per i restauri subiti.

Chiude la navata sinistra l’abside col gruppo scultoreo ligneo della Pietà ritenuto del XIX secolo, ma sono in corso approfondimenti, attribuito allo scultore Salvatore Ammatuna o al capomastro Giacomo Battaglia.

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