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La navata centrale e la volta

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Dopo il terremoto del 1693 la Chiesa di San Pietro è stata prontamente ripristinata ed abbellita realizzando la struttura a tre navate che ancora oggi possiamo ammirare. Le navate sono divise da 12 colonne, sei per lato di cui le ultime due incapsulate nei muri di sostegno dell’organo a canne realizzato agli inizi del Novecento. Nelle colonne troviamo dei capitelli in stile corinzio. Le dodici colonne rappresentano un’immagine viva della Chiesa poggiata sui dodici apostoli. Una balconata percorre il perimetro della Chiesa. Il pulpito, recentemente restaurato con fondi privati salvaguardando sapientemente i fregi e la struttura originaria, è stato collocato presso l’ultima colonna sulla destra della navata centrale, vicino l’altare maggiore.

La volta è stata realizzata da Giovanni Battista Ragazzi tra il 1760 e il 1780 ed è dominata da affreschi e decorazioni che rappresentano una catechesi cristiana. Al centro del soffitto si intervallano affreschi circolari e ottagonali. Il primo (quello più vicino all’uscita) rappresenta il sacramento della fede espresso con la croce e l’Agnello. Il secondo ci presenta il re Davide, sublime cantore dell’amore misericordioso di Dio. Il terzo raffigura un angelo con il cuore, simbolo della Carità. Il quarto rappresenta la provvidenza divina ed è simbolo della vita contemplativa: l’ingresso al Paradiso, visto in sogno da Giacobbe, viene rappresentato dalla scala sulla quale salgono e scendono gli angeli di Dio. Il quinto presenta un angelo con l’àncora, allegoria della Speranza. Il sesto affresco presenta Abramo (padre della Fede) prima che l’angelo del Signore fermi la sua mano nell’atto di immolare il figlio Isacco. Il settimo rappresenta il sacramento dell’Eucaristia espresso con la croce e l’Eucaristia.

La volta riporta poi, a destra e a sinistra degli affreschi, quattordici medaglioni: dodici rappresentano dottori della Chiesa e sono divisi in due gruppi separati da due medaglioni raffiguranti Santa Rosalìa e la Vergine e Martire Santa Cirilla nella parte centrale.

Venendo dall’ingresso si riconosce un primo gruppo di sei dottori con abbigliamento e caratteri iconografici che vogliono probabilmente contraddistinguerne alcuni venerati anche dalla Chiesa ortodossa (proclamati santi in tempi anteriori allo scisma). L’assenza di elementi che distinguano con certezza questi sei dottori ha fin qui impedito di identificarli con assoluta certezza. Gli specialisti si sono infatti limitati a elencare i dottori della Chiesa di oriente: San Giovanni Crisostomo, arcivescovo di Costantinopoli e dottore della Chiesa dal 1568, San Gregorio Nazianzeno, vescovo di Costantinopoli e Nazianzo, dottore della Chiesa dal 1568, San Basilio Magno, vescovo di Cesarèa in Cappadocia e metropolita ed esarca dell’intera regione del Ponto, dottore della Chiesa dal 1568, Sant’Atanasio, patriarca di Alessandria d’Egitto, dottore della Chiesa dal 1568. La possibile identità di uno di questi personaggi, San Basilio, risulta facilitata dalla presenza di un triangolo, simbolo della Trinità: è infatti celebre il suo trattato sullo Spirito Santo, in cui affermava la consustanzialità delle tre persone trinitarie.

Invece, la classica iconografia consente una più agevole identificazione dei sei dottori della Chiesa di Occidente. Procedendo da destra, troviamo il domenicano San Tommaso d’Aquino col tipico libro aperto e il sole sul petto. Segue San Girolamo, raffigurato durante la sua permanenza nel deserto, riconoscibile per la tipica presenza della tromba di un angelo, traduttore della Bibbia e dottore della Chiesa dal 1298. Infine, sul medesimo lato troviamo Sant’Ambrogio, vescovo di Milano e dottore della Chiesa dal 1298. Sempre procedendo dall’ingresso, sul lato sinistro della volta, troviamo nel primo medaglione San Bonaventura da Bagnoregio, con la tipica tonsura e abito francescano, dottore della Chiesa dal 1588. Il secondo medaglione raffigura l’algerino Sant’Agostino, vescovo di Ippona, teologo romano e dottore della Chiesa dal 1298, facilmente riconoscibile per la presenza del triangolo apposto nel medaglione, attributo proprio di dottori che si sono distinti negli studi trinitari. Il terzo ed ultimo medaglione del lato sinistro raffigura San Gregorio Magno, dottore della chiesa dal 1298, pure facilmente riconoscibile per la presenza sia della colomba, simbolo dell’ispirazione dello Spirito Santo, sia degli attributi papali (Gregorio, seguace e biografo di San Benedetto, fu il sessantaquattresimo Papa ma fu il primo monaco ad essere eletto Papa).

In sostanza, pur non potendo dare un’identità certa a due dei sei medaglioni dei dottori di Oriente, è evidente il disegno dei committenti di rappresentare sulla volta i nuovi dodici apostoli, cioè i dottori della Chiesa nella sua globalità, dando pari importanza, con spirito ecumenico, tanto ai Santi dell’Oriente, quanto a quelli dell’Occidente. I dottori dell’Occidente rappresentano le varie anime della Chiesa allora note: accanto a Padri più antichi (Ambrogio e Girolamo) vengono rappresentate l’anima agostiniana (Agostino), quella francescana (Bonaventura), quella benedettina (Gregorio Magno) e quella domenicana (Tommaso).

Come già detto, i due gruppi di dottori vengono inframezzati nella parte centrale della chiesa grazie all’inserimento di due sante: sul lato sinistro l’eremita Santa Rosalia da Palermo con la tipica iconografia: corona di rosa e crocifisso. Nel medaglione di destra troviamo Santa Cirilla vergine e martire, la cui devozione è comprovata da una festa ed una processione a lei dedicata dalla seconda metà del diciassettesimo secolo. I reliquiari di Santa Cirilla e di altri 3 martiri (Concordio, Eugenio e Donato) dal 2023 sono esposti nel museo creato nella navata sinistra della Chiesa.

La pavimentazione è stata realizzata con marmo bianco e colorito, oltre che con pietra nera di Ragusa, nella seconda metà dell’800 da Giambattista Calì, insieme al figlio Andrea. Il disegno corrisponde in modo speculare alle decorazioni della volta.

Curiosità

Per “pietra nera di Ragusa” si intende la cosiddetta “pietra pece”. Una pietra calcarea impregnata in piccole percentuali di petrolio e olio di bitume che le fa assumere il tipico colore nero. Frantumata, veniva utilizzata nelle fondamenta delle case come isolante dall’umidità. Artisticamente è stata particolarmente utilizzata negli interni di palazzi nobiliari e delle chiese del Val di Noto. Si consiglia, in particolare di visitare la città di Ragusa per ammirare veri e propri capolavori realizzati in “pietra pece”.

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