Passeggiate nella Contea: Corso Umberto I
Mi lasciai la chiesa alle spalle e ripresi la discesa. Avevo un appuntamento con un amico. Come di consueto ci sedemmo al bar, aveva con se un libro che mi incuriosì, ne apprezzai un brano, che mi parve cogliere con pienezza le emozioni che il luogo in cui eravamo, Corso Umberto, suscita nell’animo e nello spirito dei modicani:
La Passeggiata
Il Corso è la sola strada del paese dove si vada a «spasso».
La parola «spasso» non deve trarci in inganno. Qui ha un suo significato, che a volte si colora persino di tristezza.
Che di ogni angolo di mondo le strade principali siano teatri di commedie e di drammi, è cosa risaputa. Ma per Modica il Corso lo è in modo particolare. Teatro di un piccolo mondo, passerella della vanità.
Al mattino e all’uscita delle scuole, ragazzi di tutte l’età, gli dànno una vivacità primaverile. Se per poco chiudi gli occhi, vedi che le facciate dei palazzi che gli fanno ala, si trasformano in mandorli fioriti. Ne senti persino il profumo pungente.
Poi, improvvisamente, il Corso si acqueta, si ricompone e riprende il suo volto malinconico.
Se potesse cantare, si darebbe all’opera. La sua bella voce di baritono ce l’ha. E a vederlo nella parte del «Barbiere», la «cavatina» dovrebbe riuscirgli a fagiolo. Factotum della città lo è di fatto…
….Lui, il corso, il mondo lo vede capovolto. Degli uomini assapora le suole delle scarpe. Mettetevi al suo posto e che vedete? Uomini con la testa fra le nuvole che vi calpestano la faccia. Un corso ha una sua natura; potrete anche non credergli, ma ne ha viste davvero delle belle.
Per le feste, i modicani lo affogano di luminarie e poi gli danno addosso, in una gara di pestaggio, che gli mette il formicolìo dappertutto. Il passeggio impazza, la folla si annoda, si snoda. I marciapiedi si ornano di bancarelle. Chi vanta le noccioline, la «càlia», il gelato. Il Corso diventa un fiume in piena, che travolge ogni cosa. Ciascuno si ubriaca gli occhi di volti, si riempie le orecchie di cicalecci, grida suoni. I caffè rigurgitano di gente accaldata, i camerieri si sbandano tra un tavolo e l’altro, come tante immagini del cinema muto. Tutto pare si muova a scatti. Continua…
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