L’Organo Monumentale di Santa Maria di Betlem
All’interno della chiesa Collegiata di Santa Maria di Betlem è custodito l’organo monumentale più antico della città di Modica. Dai documenti conservati in archivio possiamo ricostruire la storia di questo magnifico strumento musicale che ha accompagnato, e accompagna tutt’ora, i momenti liturgici della comunità parrocchiale.
La sua costruzione risale al 1818 realizzato dall’artigiano palermitano Francesco Andronico appartenente ad una delle più importanti famiglie di organari della Sicilia che operò nell’isola dalla metà del XVII secolo a tutto il XIX.
I canonici della collegiata invitarono dapprima gli organari Giovanni e Felice Platania, padre e figlio di Acireale, che nei primi mesi del 1817 presentarono la propria relazione descrivendo dettagliatamente il proprio lavoro e lo strumento che volevano realizzare. Il prezzo richiesto era di 520 onze più l’organo vecchio(di cui non si conosce nulla), ma poco prima di stipulare il contratto i Canonici chiesero di abbassare il prezzo a 500 onze escludendo il vecchio organo. I Platania compresero la situazione solo quando vennero a conoscenza della presenza a Modica dell’organaro palermitano Francesco Andronico, in quel periodo abitante a Caltagirone ed attivo in tutta la Sicilia Sud-orientale, con cui i committenti avevano stipulato un accordo per la costruzione del nuovo organo al prezzo di 600 onze. Alla immediata protesta dei Platania i Canonici ritennero di dover tenere in considerazione entrambe le proposte che vennero sottoposte al padre don Emiliano Guttadauro, monaco benedettino di Catania, “acciò – dicono i documenti – come prattico e perito nella conoscenza di simili opere ne avesse potuto fare la scelta”.
Nonostante il parere favorevole del Guttadauro verso l’opera dei Platania i Canonici deciso di affidare la realizzazione a Francesco Andronico il quale presentò insieme al fratello Gaspare un progetto molto dettagliato che mostrava numerose differenze e miglioramenti rispetto a quello dei Platania.
L’esterno venne realizzato a stile greco. La ricchezza degli intagli assume toni di vera ricercatezza nelle due ali laterali della facciata, composte da sfingi con ceste di frutta sul capo ed affiancati ad eleganti greche e putti che reggono festoni. Singolari appaiono le paraste sormontati da capitelli compositi. Mentre la parte inferiore reca rilievi di putti a mezzo busti dai quali si dipartono lesene scolpite che inquadrano cinque piccole canne disposte a cuspide. In alto l’ultimo ordine riprende il prospetto del secondo livello della facciata della chiesa con all’interno l’Agnus Dei.
Sulla facciata dell’organo si legge: FRANCISCUS TUBULOS MODULANDIS FLATIBUS HOSCE / COMPOSUIT SCITE NOBILIS ANDRONICUS; NOMEN IDEM VINCIT CUNCTOS ERGO AEMULA FRUSTA / INVIDIA HUNC FABROS JACTAT HABERE PARES; AUDIET ORGANICOS HINC ALMA DEIPARATA PLAUSUS / BETHLEMI ANGELICI QUOS CECINERE CHORI; ANNO DOMINI 1818.
Dalla documentazione si evincono inoltre interessanti informazioni sull’attività degli Andronico nell’area della diocesi di Noto. Oltre a quello della Collegiata di S.Maria di Betlem essi realizzarono lo strumento conservato nella chiesa della SS. Annunziata di Ispica che consta di due tastiere e 23 registri, i committenti intendevano forse rivaleggiare con l’organo costruito ancora dai Platania nella chiesa di S. Maria Maggiore. E’ attribuibile all’area degli Andronico anche l’organo della Cattedrale di Noto scampato al crollo della cupola perché trasferito nel 1944 dietro l’altare maggiore.
Fonti: L’organaria nella Diocesi di Noto, Luciano Buono, 1998.
Archivio S. Maria di Betlem
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